Postfazione di Claudio G. Fava
Ho letto con molto interesse non solo l’elenco amplissimo di film con la specificazione degli interpreti e dei loro doppiatori italiani (una sorta di ragnatela genealogica di grandi e grandissime voci), ma anche la prefazione di Mereghetti. La citazione dell’inchiesta sul doppiaggio effettuata da “Cinema” nel 1940/41 ritrova, nelle parole di Paolo, un toccante sapore d’epoca, quando evoca i nomi di alcuni “studenti”( fra quanti hanno risposto a un censimento di amici scomparsi) Ma un sapore d’epoca che si ritrova anche nel riproporre il tema del doppiaggio in sé, così come osavano affrontarlo un tempo i battaglieri appassionati che non sapevano ancora di chiamarsi “cinefili”. E’ un tema che ha lacerato le coscienze di molti spettatori in nazioni che hanno importato largamente film del mercato anglofono e da quello francese: l’Italia, la Spagna, la Germania (ovviamente la stessa Francia per quel che riguarda i prodotti americani), eccetera. Improvvisamente all’inizio degli anni ’30 le didascalie, così sintetiche, fascinose ed autoritarie nel cinema muto, divennero per i più, faticosamente spalmate inquadratura per inquadratura, sgradevolssime da seguire nel cinema sonoro. E fu sancita quasi ovunque la vittoria tecnologica del doppiaggio, che rappresenta al tempo stesso un paradosso fonetico ma anche un decisivo strumento di comprensione. Il doppiaggio è un male (forse) inevitabile e al tempo stesso un bene decisivo. Ancorati al flusso della storia del cinema decine, forse centinaia di milioni di spettatori, si sono abituati a considerarlo un automatico completamento dei film. E’ un paradosso (tanto più per me che appassionato di sottotitolazioni sin dall’adolescenza mi sono ritrovato da adulto a fare scrupolosamente il Direttore artistico del più importante Festival italiano del Doppiaggio), ma un paradosso fortemente creativo ha stimolato, particolarmente in Italia, centinaia di bellissime voci mosse da quella misteriosa capacità di adesione e al tempo stesso di reinvenzione, tipica del lavoro del doppiatore.
In questo libro Enrico lancia, Fabio Melelli e Massimo Giraldi hanno pazientemente recuperato, con quella passione minuziosa e al tempo stesso quasi febbrile che è il segreto dei grandi schedatori, centinaia di film americani opportunamente articolati in generi e corredati da marginali curiosità (ad esempio i film americani doppiati in italiano in Spagna da doppiatori di casa nostra). Ne vien fuori un immenso ritratto del cinema hollywoodiano, nel quale naturalmente non figurano quei film i cui dati di doppiaggio sono già totalmente offerti all’interno dello splendido spazio web inventato e curato, ormai da tredici anni da Antonio Genna. Come tutti gli appassionati sanno nel 2000 un allora giovane siciliano trasferitosi a Pisa per compiere studi universitari aprì un sito intitolato “Antoniogenna.net” che iniziò pazientemente a classificare doppiaggi e doppiatori.

Michelle Pfeiffer, John Malkovich e Glenn Close in una scena di Le relazioni pericolose (1988) di S. Frears.
Da allora 2.314.000, forse molti di più, visitatori lo hanno consultato, attingendo informazioni decisive per quel che riguarda i film sonori importanti in Italia. Genna continua tuttora ad animarlo e al suo sito rinviano esplicitamente gli autori di questo libro. I quali nello sterminato recupero di dati sul doppiaggio hanno scrupolosamente escluso tutti i film importanti menzionati da Genna che nel suo sito abbiano ricevuto un trattamento “completo”. Per fare qualche esempio, seguendo l’ordine alfabetico , si va da Alien, Un Americano a Parigi, L’ ammutinamento del Caine, Angeli con la pistola, Caccia al ladro, Fronte del Porto, In grande Uno Rosso, Niagara, Odio implacabile, La parola ai giurati , Un posto al sole, Le relazioni pericolose, Salvate il Soldato Ryan, Sangue e arena, La signora di Shanghai, Il tesoro della Sierra Madre, via via sino a Tutti gli uomini del presidente e Viva Zapata! per citarne solo poco meno di una ventina. Al contrario gli autori hanno incluso nell’elenco film evocati da Genna, ma con dati parziali che essi hanno giustamente allargato e completato. In compenso sfogliare l’elenco dei film citati in questo libro significa riandare comunque con la memoria a centinai di voci dl passato: dalla Paganini a Gualtiero De Angelis, da Cigoli a Sibaldi, dalla Lattanzi a Carlo Roman, dalla Bonansea alla Scotto, da Barbetti a Gazzolo, da Panicali alla Simoneschi. Riassumono quel momento febbrile e particolare, grosso modo dagli anni ’50 agli anni ’80, in cui il doppiaggio italiano raggiunse vertici insuperati per eleganza di dizione e seduzione di voci. Anni in cui i volti di alcuni attori stranieri erano inscindibilmente legati, nella comune memoria, alle voci dei loro abituali doppiatori italiani. E’ quello del doppiaggio, per la verità, un tema amplissimo su cui avrei ancora molte cose da dire ma non voglio uscir dai ragionevoli confini di una postfazione. Mi limito a far osservare, a proposito dei ridoppiaggi (a volte assolutamente incomprensibili, nel ricordo delle splendide voci della prima edizione) un piccolo particolare, che può sembrare assurdo ma che ha un suo fondo di verità.
Nei miei 24 anni di Rai, durante i quali di doppiaggi dovetti amplissimamente occuparmi, mi sono trovato di fronte molte volte a dichiarazioni apparentemente inverosimili delle Case che avevano curato la prima colonna sonora italiana di un film. Mi veniva detto, con incredibile candore, che il doppiaggio lo avevano perso.Mi sono sempre chiesto se era una scusa per ottenere una nuova commessa, o se era vero. Con l’ardore del tempo ho scoperto che questa seconda ipotesi era meno incredibile di quanto possa apparire a prima vista. Il disordine di certi magazzini spiega molte sparizioni clamorose.
L’Italia è anche questa……